Il trattato sul clima con il Protocollo di Kyoto del 1997
Cambiamenti climatici e Protocollo di Kyoto.
Protocollo di Kyoto - Convenzione Quadro delle Nazioni Unite
Il Protocollo di Kyoto nasce dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) del 1992, il primo accordo globale sul clima.
Protocollo di Kyoto: uno dei primi e più importanti trattati sul clima
I cambiamenti climatici sono una delle principali sfide ambientali che l'umanità si trova ad affrontare.
Le attività antropiche legate all'uso di combustibili fossili stanno rilasciando gas serra in atmosfera in quantità mai sperimentate prima, con effetti significativi sul clima del pianeta.
Per cercare di arginare questo processo e stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono stati siglati negli anni vari accordi internazionali.
Uno dei primi e più importanti trattati sul clima è stato il Protocollo di Kyoto del 1997.
La nascita del Protocollo di Kyoto
Il Protocollo di Kyoto nasce dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) del 1992, il primo accordo globale sul clima.
L'obiettivo dell'UNFCCC era stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra per prevenire impatti antropici dannosi sul sistema climatico.
Tuttavia, gli impegni di riduzione delle emissioni volontari previsti dalla Convenzione si rivelarono insufficienti, per questo motivo nel Dicembre 1997, a Kyoto in Giappone, venne adottato il primo vero e proprio protocollo con obblighi legalmente vincolanti per i Paesi industrializzati.
Protocollo di Kyoto: obiettivi e vincoli
Il Protocollo di Kyoto impose ai Paesi firmatari, detti Allegato B, obiettivi quantificati e vincolanti di riduzione delle emissioni di gas serra nel periodo 2008-2012.
La strategia era quella di adottare un approccio che coinvolgesse fin dall'inizio i più grandi emettitori.
Gli obiettivi di riduzione medi previsti erano pari all'8% rispetto ai livelli del 1990. Tra i firmatari c'erano l'Unione Europea, il Giappone, il Canada e altri 38 Paesi, grande assente furono invece gli Stati Uniti, che decisero di non ratificare l'accordo.
Il Protocollo di Kyoto e i meccanismi flessibili
Il Protocollo di Kyoto ha dato vita a tre meccanismi flessibili di monitoraggio ed incentivazione alla riduzione delle emissioni:
- lo scambio di quote di emissione fra Paesi
- la realizzazione congiunta di progetti di riduzione delle emissioni
- il Meccanismo di Sviluppo Pulito
Si tratta di misure quali l'Emission Trading (ET), il Clean Developement Mechanism (CDM) e la Joint Implementation (JM)
Quest'ultimo permetteva a un Paese industrializzato di finanziare progetti di riduzione delle emissioni in Paesi in via di sviluppo in cambio di crediti di carbonio spendibili per rispettare i propri obblighi.
Purtroppo nonostante la firma iniziale di molti Stati, il Protocollo di Kyoto ha incontrato numerose resistenze e difficoltà nell'implementazione concreta.
Gli USA hanno rifiutato sin da subito di ratificarlo, privandolo del supporto del maggior emettitore mondiale di inquinanti che era in quegli anni.
Oltre agli Stati Uniti d'America altri Paesi come Canada, Giappone, Russia e Ucraina non rispettarono del tutto i propri impegni.
Ci fu poi anche l'esclusione dei Paesi in via di sviluppo che creò uno squilibrio nella ripartizione degli sforzi atti a ridurre le emissioni antropiche e contrastare il cambiamento climatico.
Il Protocollo di Kyoto introdusse i temi ambientali nella politica internazionale
Nonostante le difficoltà e le defezioni di alcuni stati membri, il Protocollo di Kyoto è stato comunque il primo accordo globale a introdurre limiti vincolanti alle emissioni di gas serra, anticipando di fatto il tema dei cambiamenti climatici nell'agenda politica internazionale.
Ha inoltre avviato importanti meccanismi di mercato che sono stati migliorati e ampliati negli accordi successivi ma a causa dell'uscita degli USA e di alcuni ritardi nella ratifica da parte di Russia e Canada, gli impegni di riduzione previsti si sono rivelati parzialmente insufficienti.
Cosi i risultati di tali accordi internazionali furono di un aumento delle emissioni globali, tra il 1990 e il 2010, del 40%.
Per ovviare ai limiti emersi, nel 2012 è stato adottato a Doha il secondo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto, valido fino al 2020, con obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni per l'Unione Europea e altri Paesi.
Nel frattempo, nel 2015 è stato siglato l'Accordo di Parigi che, avvalendosi dell'esperienza del Protocollo di Kyoto, punta a impegni volontari di mitigazione con revisioni periodiche per tutti i Paesi, sviluppati ed in via di sviluppo.
L'obiettivo finale è contenere l'aumento medio della temperatura globale entro 1,5-2°C rispetto ai livelli preindustriali.
Il Protocollo di Kyoto fu la prima risposta globale alla crisi climatica
Sebbene abbia avuto limiti, il Protocollo di Kyoto del 1997 rappresenta dunque una pietra miliare nella risposta globale alla crisi climatica.
Per la prima volta ha introdotto obblighi giuridici di riduzione delle emissioni per i Paesi sviluppati, facendo emergere il tema dei cambiamenti climatici come priorità politica e avviando meccanismi, come il mercato del carbonio, tutt'oggi fondamentali.
L'esperienza acquisita è stata poi determinante per gli accordi internazionali successivi, quali quelli di Copenhagen e Parigi, finalizzati a coinvolgere tutti gli Stati nell'azione comune sul clima.
Protocollo di Kyoto: potenziali di riscaldamento globale
I potenziali gas inquinanti e responsabili del riscaldamento globale riportati di seguito riportati sono quelli utilizzati per calcolare l’equivalente di biossido di carbonio delle emissioni antropiche, dalle sorgenti e dall’assorbimento dei pozzi di gas ad effetto serra.
Saranno quelli accettati dal Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico ed
approvati dalla Conferenza delle Parti.
- Biossido di carbonio (CO2)
- Metano (CH4)
- Ossido di azoto (N2O)
- Idrofluorocarburi (HFC)
- Perfluorocarburi (PFC)
- Esafluoro di zolfo (SF6)
Gas ad effetto serra
- Settore energetico
- Industrie manifatturiere ed edili
- Trasporti
- Altri settori
- Altro
- Combustibili solidi
- Petrolio e gas naturale
- Altro
- Prodotti minerali
- Industria chimica
- Metallurgia
- Altre produzioni
- Produzione di idrocarburi alogenati e di esafluoro di zolfo
- Consumo di idrocarburi alogenati e di esafluoro di zolfo
- Altro
Settori e/o categorie delle fonti inquinanti
Energia
Combustione di carburanti
Emissioni fuoriuscite da combustibili
Processi industriali
- Fermentazione enterica
- Trattamento del letame
- Risicoltura
- Terreni agricoli
- Incendi controllati delle savane
- Incenerimento sul luogo di rifiuti agricoli
- Altro
- Discariche per rifiuti solidi
- Trattamento delle acque reflue
- Incenerimento dei rifiuti
- Altro
Utilizzo di solventi e altri prodotti
Agricoltura
Rifiuti e discariche