Conseguenze dei cambiamenti climatici su mercati finanziari
Conseguenze del clima su Mercati finanziari
Le conseguenze su mercati finanziari
Il mercati finanziari, come definiti nel diritto dell'economia e della finanza, rappresentano il luogo, fisico o virtuale, dove si realizzano operazioni di contrattazione e scambio di "strumenti finanziari". In questi luoghi è possibile effettuare acquisti e/o vendite di prodotti finanziari di varia natura che possono essere a medio o lungo termine e si distinguono in azioni, obbligazioni, derivati, quote di fondi e molti altri legati alla produzione di materie prime.
L'impatto del clima sui mercati
L'impatto dei cambiamenti climatici sui mercati finanziari incide ogni anno sempre più pesantemente sui sistemi finanziari dei paesi di tutto il mondo, soprattutto in quelli emergenti e legati allo sfruttamento dei combustibili fossili.
Per questo, ed altri motivi, il mondo della finanza si ritrova oggi sempre più coinvolto nell'andamento delle variazioni climatiche, dovendosi adeguare alle direttive imposte dagli accordi internazionali come l'accordo di Parigi del 2015.
Durante questo incontro i paesi firmatari si sono impegnati nel contenimento della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali e a limitare le emissioni di CO2 in funzione dei relativi valori produttivi.
I cambiamenti climatici cambieranno sempre più profondamente la gestione della finanza ed i relativi mercati, per effetti dovuti ai disatri naturali provocati direttamente dal surriscaldamento globale, come incendi, alluvioni, tornado, uragani e perturbazioni devastanti sempre più evidenti e ripetitive in brevi lassi di tempo.
Questi eventi naturali creeranno problemi sempre maggiori alle transazioni di beni materiali come ad esempio il trasporto dei prodotti di aziende nei marcati locali, il reperimento di beni alimentari da parte delle persone e, in ultimo, una maggiore spesa da parte delle assicurazioni, le quali si ritrovano spesso a dover corrisponedere dei premi assicurativi maggiori di quanto previsto e che tendono così a rifiutare determinati asset assicurativi su beni considerati troppo a rischio di calamità naturali.
Conseguenze sulle materie prime
Il cambiamento climatico non risparmierà neanche le materie prime, dalle quali l'economia industriale trae il suo sviluppo economico. Una delle prerogative necessarie al contrasto dei cambiamenti climatici è quella di una progressiva transizione verso lo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili.
Oltre ad un massiccio investimento in termini economici, i singoli stati dovranno progressivamente abbandonare l'utilizzo dei combustibili fossili come il carbone, il petrolio e il metano.
Queste materie prime saranno portate verso una rivalutazione al ribasso, mandando al collasso economico le aziende produttrici di prodotti collegati e, di riflesso, gli investitori economici, i quali trascinerebbero i crediti bancari verso un crollo finanziario inevitabile. Questi crediti impoveriti darebbero conseguentemente una minore liquidità da parte dei soggetti bancari implicati con una inevitabile ricaduta su mutui e prestiti di vario genere a famiglie e imprese.
In un mondo dove l'economia e la finanza risultano sempre più connesse ai problemi climatici del mondo reale, la preoccupazione maggiore ricade sull'effettivo potenziale che l'umanità potrà avere negli anni venturi, preparandosi a fronteggiare la sfida del secolo, che dipende solo da noi e da come risponderemo ai problemi che ci attendono.
Gli effetti sulle banche
La mancata riscossione dei crediti da parte delle banche da famiglie e imprese, per colpa dei danni causati dagli eventi climatici estremi, causerà il fallimento di molti istituti bancari di proprietà dei grandi gruppi finannziari globali. A questi grandi soggetti finanziari sono spesso collegate istituzioni governative, dai quali attingono risorse finanziarie per l'assolvimento dei servizi dovuti a cittadini e imprese.
Il collasso di tali sistemi della finanza causerebbe anche un maggior indebitamento degli stati con la mancanza di sostenibilità economiche nell'affrontare le spese causate dagli stessi cambiamenti climatici attraverso eventi naturali imprevisti.
Settori economici a rischio
I settori economici più a rischio sono quelli strettamente collegati alla produzione alimentare, che verrano trasformati negli anni in processi adeguati alle nuove condizioni metereologiche. Purtroppo la produzione alimentare è di conseguenza collegata con altre filiere produttive che vengono alterate e devono essere a loro volta impostate per rendere l'intero ciclo produttivo stabile. In un mondo, come quello odierno, tutti i nostri sistemi produttivi sono interconnessi tra di loro e, per una serie di conseguenze a catena, ognuno di questi sistemi subirà alterazioni sia per quanto riguarda i processi produttivi che quelli socio-economici che ne derivano.
I cambiamenti climatici avranno un impatto molto forte sul Settore Primario, quello che raggruppa tutte le varie attività produttive riferite allo sfruttamento delle risorse naturali, le risorse di base necessarie alla vita. Questo settore economico rappresenta le attività più importanti per il sostentamento della società come l'agricoltura, l'allevamento, la pesca, e le attività di sfruttamento forestali, minerarie e fossili come il petrolio, il carbone e il gas metano.
Il settore primario occupa gran parte della forza lavoro, e questo potrà portare ad importanti perdite di occupazione nella manovalanza, destabilizzazioni che inevitabilmente si rifletteranno sui settori economici più avanzati come il Secondario e il Terziario.
Il Settore Secondario, che raggruppa le attività indutriali, artigianali ed edilizie, verrà coinvolto in una sostanzialmente riorganizzazione della forza lavoro, decimata dalla mancanza di materie prime. Di riflesso anche il Settore Terziario subirà delle conseguenze a livello occupazionale nel settore turistico e in quello del commercio di beni e servizi a pubblici e privati. Infine anche i settori del Terziario verrano coinvolti nella loro organizzazione produttiva con tagli occupazionali nel Settore Terziario Avanzato (quello che riguarda i servizi informatici e telematici) e quello che interessa la produzione di infrastrutture come strade, ferrovie, porti e aereoporti.
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